domenica 4 maggio 2008

LA STAMPA ESTERA PARLA DI NOI: THE GUARDIAN A PROPOSITO DI BERLUSCONI

Traduco dall'articolo di Bill Emmott, editore del The Guardian ed ex editore de l'Economist, pubblicato il 16 Aprile 2008, quindi all'indomani delle ultime elezioni.

A VICTORY FOR THREATS, MEDIA MUSCLE AND PATRONAGE (Una vittoria per le minacce, la potenza mediatica e il potere)

Dobbiamo ammettere che quest'uomo ha talento. Il trionfo di Silvio Berlusconi nelle elezioni politiche italiane, con cui è diventato per la terza volta a primo ministro - a 71 anni e meno di due anni dopo che il suo fallimentare quinquennio al governo aveva lasciato l'Italia come il paese con la crescita minore d'Europa - è abbastanza rimarchevole. La vittoria testimonia la sua resistenza ma anche una campagna piena di battute e provocazioni. La sua vittoria dovrebbe, comunque, essere profondamente problematica per chiunque si preoccupi per la democrazia.
Oltre al suo indubbio appeal, Berlusconi ha dei potenti vantaggi. E' di gran lunga l'uomo più ricco d'Italia, dispone del monopolio pressoché assoluto della televisione commerciale, di un grande impero dell'editoria, e di molti altri interessi. Una tale dominazione dei mezzi di comunicazione da parte di un leader politico sarebbe considerata un'inaccettabile violazione della democrazia in ogni altro paese occidentale. Infatti, se l'Italia fosse adesso candidata a diventare membro dell'Unione Europea, questa concentrazione di potere sarebbe un ostacolo. Ma poiché è un paese fondatore nel 1957, nessun governo né la commissione europea osa sollevare questo problema.
Già da leader dell'opposizione, il controllo tutti i canali televisivi eccetto La7 e la cooperazione dell'emittente Sky Italia (politicamente di destra) ha aiutato enormemente Berlusconi. Da capo del governo questo vantaggio è addirittura superiore, dato che potrà continuare la tradizione tutta italiana delle interferenze politiche verso la RAI. Un'importante ragione per cui perse così di misura alle elezioni 2006, nonostante il suo governo fosse abbondantemente considerato un fallimento, è che lui controlla essenzialmente l'intero pacchetto di emissione televisiva delle notizie. Durante la campagna elettorale questi timori non potevano essere assenti dalla mente di ogni reporter e commentatore politico della RAI che vuole mantenere il suo lavoro.
Devo rivelare, a questo punto, che c'è stata una diatriba fra me e Berlusconi. Nel 2001, quando ero l'editore de l'Economist e un'altra tornata di elezioni politiche in Italia era imminente, conducemmo una lunga inchiesta sulle sue finanze e sulle sue molte pendenze con la giustizia. Come risultato di quest'inchiesta, e consapevoli del suo conflitto di interessi da proprietario di mezzi di comunicazione, sulla nostra copertina lo dichiarammo "non idoneo a governare l'Italia". Mezza Italia ci diffamò per questa copertina e l'altra metà ci beatificò. Berlusconi, comunque vittorioso, ci catalogò come "comunisti", facendo correttamente notare la mia somiglianza con Lenin, e ci presentò la prima di due querele, che ancora sono al vaglio dei tribunali italiani.
La notorietà che ne derivò fu quasi divertente. Ma dietro di questa ci sono dei seri problemi. I sostenitori di Berlusconi dicono che c'è grande competizione tra i media italiani, quindi il fatto che lui si proprietario di televisioni non è un problema. Certo che lo è, poiché la televisione è molto più potente della stampa, ma Berlusconi usa anche un misto di azioni legali, protezioni politiche e minacce volte ad intimidire i giornalisti italiani.
I suoi sostenitori sostengono, inoltre, che non sono mai state trovate prove di azioni illegali. 
Questo è vistosamente falso, essendo lui stato salvato dalle prescrizioni e dal modo in cui il suo governo, tra il 2001 e il 2006, accorciò proprio le prescrizioni e depenalizzò il falso in bilancio per cui era imputato. Dovremmo considerare Berlusconi solo uno che racconta frottole per quello che succede quando permetti a una persona di dominare i media e quando gli interessi personali e gli interessi di governo si intrecciano.
Ma cosa succederà adesso? Berlusconi ha riportato una vittoria più decisiva di quanto pensavano gli esperti, e governerà coalizzato con la Lega Nord, un partito contro l'immigrazione e che vuole maggiori diritti per le regioni, che è stato l'altro grande vincitore delle elezioni. E' previsto che il suo governo duri più del suo predecessore di centro-sinistra. 
La rappresentanza dei partiti è stata semplificata drasticamente grazie a queste elezioni, il ché è sicuramente una cosa positiva. Ma senza rappresentanza comunista o socialista
- per la prima volta dal 1946 - c'è il rischio che scoppi qualche attivismo fuori dal Parlamento in risposta al programma del governo .
L'Italia ha delle corti e un presidente che controlla che le leggi del governo siano costituzionali (la Corte Costituzionale, ndr) - anche se durante la campagna elettorale Berlusconi ha proposto minacciosamente che tutti i giudici e i magistrati conseguano dei test di sanità mentale. E' probabile che il suo governo sia corporatista piuttosto che liberalista, almeno da quello che si è visto durante la campagna elettorale in cui ha promesso di bloccare la vendita di Alitalia, vicina alla banca rotta, ad AIR France-KLM. Questo suo intervento e nuovi interessamenti dello stato lo porteranno in conflitto con la commissione europea; e un probabile aumento del deficit italiano - a causa del promesso taglio delle tasse e all'aumento delle spese - lo porterà in conflitto con gli altri stati membri.
In questo caso, la cosa importante e che si oppongano a lui. Né Gordon Brown né gli altri leader europei devono ripetere il disgraziato assenso a Berlusconi che fu esibito da Tony Blair, che fece come se queste linee di pensiero non avessero alcun riscontro. Dovranno minacciare il primo ministro italiano, con la diplomazia che si deve utilizzare per ogni capo di governo europeo, ma non devono passarci sopra. Sarebbe meglio che Brown passasse le sue vacanze in Dorset piuttosto che in Sardegna.


Stiamo inesorabilmente tornando lo zimbello dell'Europa. Per colpa di Berlusconi? Non solo, anche per colpa di chi l'ha votato...

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